L’abuso di alcol, la solitudine e le difficoltà economiche sono i fattori che possono aumentare fino a dieci volte il rischio di suicidio: in queste situazioni risulta quindi fondamentale la richiesta di aiuto. In Italia, ogni anno, sono sei le persone ogni centomila abitanti che si tolgono la vita, circa il doppio nella nostra provincia. Un dato non nuovo ma sempre preoccupante che è stato analizzato nell’ambito del convegno dal titolo “Il suicidio in ambito istituzionale: aspetti clinici e possibilità di trattamento”, che si è tenuto mercoledì scorso nell’Aula magna dell’Ospedale di Sondrio per l’organizzazione del Dipartimento di Salute Mentale Dipendenze dell’Asst Valtellina e Alto Lario. L’iniziativa aveva l’obiettivo di migliorare la formazione degli operatori dell’Azienda e di individuare precocemente i soggetti a rischio per adottare i comportamenti più opportuni e le cautele più specifiche nel loro ambito lavorativo.
Sono stati discussi i dati generali del fenomeno, con particolare riferimento al territorio provinciale, e gli aspetti clinici e di trattamento dei pazienti in carico ai Servizi di salute mentale. Sono intervenuti i direttori delle Strutture complesse di Risk management, Alessandra Rossodivita, e di Medicina legale, Giorgio Vandoni, e il professor Marco Vaggi, già direttore del Dipartimento di Salute Mentale di Genova. I relatori si sono interrogati sulle motivazioni all’origine del triste primato della provincia di Sondrio, analizzando le possibilità degli interventi sanitari per ridurre il fenomeno. È emerso come la maggior parte delle persone che arrivano a suicidarsi non sono seguite dai servizi sanitari, nonostante la presenza di un disturbo psichiatrico possa rappresentare, in alcune fasi della malattia, un fattore di rischio.
Nel corso del convegno, la dottoressa Katri Mingardi, psicologa del CPS di Sondrio, ha presentato l’esperienza del gruppo di auto mutuo aiuto ai familiari e ai parenti delle vittime di suicidio. «Per arginare questo fenomeno è fondamentale che le persone in difficoltà chiedano aiuto ai Servizi presenti in modo capillare sul territorio – ha concluso il dottor Paolo Risaro, direttore del Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze -. Pur consapevoli che il suicidio rimane un gesto imprevedibile, è possibile adottare cautele specifiche per i soggetti individuati come a rischio».
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