A cento anni dalla nascita di Enrico Baj una mostra alla Biblioteca Braidense organizzata con l’Accademia di Belle Arti di Brera, in collaborazione con l’Archivio Baj, presenta una ricca selezione di libri d’artista che attraversa tutta la sua carriera. Una rassegna unica sul grande pittore e scultore milanese che durante tutta la sua attività si è mosso “tra anarchia e patafisica, antagonismo e surrealtà, gioco e impegno”

Dal 3 maggio al 6 luglio 2024 la Biblioteca Nazionale Braidense e l’Acca¬demia di Belle Arti di Brera, in stretta collaborazione con l’Archivio Baj di Vergiate, organizzano congiuntamente Baj. Libri in libertà una mostra che celebra Enrico Baj (Milano, 1924 – Vergiate, 2003) nell’anno in cui ricorrono i cento anni dalla sua nascita. L’esposizione, che si inserisce tra le principali ini¬ziative volte a celebrare quest’importante ricorrenza, presenta ben ventisei libri d’artista dei circa cinquantasei realizzati da Baj nel corso della sua vita. Le ope¬re esposte provengono principalmente dall’Archivio Baj ma sono presenti anche volumi conservati nella Biblioteca Nazionale Braidense e nella Biblioteca d’Arte Contemporanea “Guido Ballo” dell’Accademia di Belle Arti di Brera.

A cura di Angela Sanna, Michele Tavola e Marina Zetti, la rassegna indagherà questa fondamentale sezione della produzione di Baj partendo dai primi volumi creati negli anni Cinquanta, primo fra tutti il De Rerum Natura, del 1958, fino all’ultimo, Sull’acqua, pubblicato nel 2003. Questo percorso metterà in evidenza il fertile rapporto con la letteratura e in particolare con la poesia, che è sempre stata tra i suoi principali interessi e che ha costantemente ispirato la sua opera. Saranno così evidenziati sia il suo “dialogo a distanza” con i grandi autori del passato, da Lucrezio a Marziale a Lewis Carroll, sia il suo lavoro a stretto contatto con scrittori, poeti e critici internazionali come André Breton, Raymond Queneau, André Pieyre de Mandiargues, Benjamin Péret, Jean-Clarence Lambert, Jorge Luis Borges, Édouard Jaguer, Joyce Mansour, Yvon Taillandier. Accanto a questi figureranno anche autori italiani di spicco come Edoardo Sanguineti, Alda Merini, Roberto Sanesi, Guido Ballo, Giovanni Giudici.

Tra anarchia e patafisica, antagonismo e surrealtà, tra gioco e impegno, si è mosso Enrico Baj durante la sua lunga attività d’artista – dichiara Angelo Crespi, Direttore Generale Pinacoteca di Brera e Biblioteca Braidense “ – Ed anche le sue opere seguono questa polutropa predisposizione a cogliere gli aspetti più grotteschi ed ironici della società che gli fu contemporanea, quel secondo Novecento così denso di contraddizioni dopo la fine della guerra, sancita tragicamente con lo scoppio della bomba atomica, e i decenni a seguire in cui al consumismo del boom economico faceva da contraltare l’utopia socialista. L’attivismo di Baj non fu però solo politico, bensì eminentemente di tipo artistico, fondando movimenti, in primis la pittura nucleare, partecipandovi (il secondo surrealismo), scrivendo su riviste e giornali, animando gruppi e circoli di intellettuali, aprendosi a collaborazioni e sodalizi internazionali. Anche il suo modo di fare arte si caratterizzò per una felice commistione di generi che riassumevano le intuizioni avanguardiste di Picasso (il collage e l’assemblaggio) e le tensioni nel new dada (la dissacrazione e il concettuale), senza rinunciare a uno stile proprio che lo rese già da subito riconoscibile e inimitabile. I libri d’artista — esposti negli spazi straordinari della Biblioteca Braidense in una mostra che celebra i cento anni della nascita dell’artista — esemplificano ulteriormente la creatività di Baj che si espresse ai massimi livelli perfino in un genere, a torto, considerato minore come la grafica. E nel quale invece Baj si applicò con la solita giocosa serietà, con impeto e passione, producendo — spesso con l’ausilio del mitico stampatore Giorgio Upiglio — alcuni piccoli capolavori a partire da quel primo gioiello del “De rerum natura”, passando per “Dames et Généraux”, fino al “Meccano ou l’analyse matricielle du langage” che strinse la collaborazione con Raymond Queneau. Tra tutti il più poetico, il “Baj Merini” a ricordare l’amicizia con Alda Merini e quei versi a lui dedicati e che ne riassumono il carattere immaginifico con cui affrontò la vita: “Baj, ricorda il tempo della passata avventura/ quando il treno che conglobava i poeti/ lungo porte di ferro/ a perdonare questi spazi orrendi/ che tu solo chiamavi fantasia”.

Organizzata a oltre trent’anni di distanza dall’ultima grande esposizione sui libri d’artista di Baj, la rassegna, accompagnata da un catalogo pubblicato da Scalpendi editore, con edizione anche in lingua inglese, costituisce un appuntamento im¬portante non soltanto perché permette di riscoprire e di riammirare la splendida produzione di libri d’artista di Baj alla luce dei dovuti aggiornamenti storico-ar¬tistici, ma anche perché presenta per la prima volta un corpus che attraversa l’intero arco della sua carriera artistica. Suddivisa in dieci sezioni -Classici e nucleari, Breton e il Surrealismo, Poeti a Parigi, Queneau e il gioco combinatorio, Nudi, vesti, merletti, Poeti a Milano, La cravate ne vaut pas une médaille, Onorificenze e onori, Bestiari e mostri, Revival o l’arte del ricordo – l’esposizione seguirà un percorso cro¬nologico e tematico.

Il progetto, presentato nel 2022 nell’ambito della Commissione cultura dell’Ac¬cademia di Belle Arti di Brera e immediatamente condiviso e sostenuto dalla Bi¬blioteca Nazionale Braidense, è significativo non soltanto per la sua rilevanza sto¬rico-artistica, ma anche perché rappresenta un simbolo concreto delle relazioni tra le due istituzioni, aprendo a ulteriori collaborazioni. Vicine sia da un punto di vista logistico sia da un punto di vista culturale, Accademia e Biblioteca offrono infatti insieme due rilevanti canali di promozione e di diffusione della cultura a un vasto pubblico di lettori, studenti, appassionati d’arte e semplici visitatori.

Enrico Baj è stato un artista legato all’Accademia di Brera, sia per gli studi compiuti che per ragioni espositive – dichiara Giovanni Iovane, Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Brera – A circa sei mesi dalla sua morte, “ infatti, a cavallo tra il 2003 e il 2004, una grande mostra retrospettiva in varie sedi milanesi, curata da Martina Corgnati, trovava nella Sala Napoleonica dell’Accademia un luogo d’elezione. E adesso si inaugura questa rassegna dedicata agli straordinari libri d’artista di Baj realizzati a partire dagli anni Cinquanta sino all’ultimo pubblicato nel 2003. Il libro d’artista testimonia il multiforme fare arte di Baj questa volta in profonda relazione con letterati italiani e internazionali che supera la mera illustrazione per farsi spesso corpo d’opera. In questo modo la collaborazione espositiva ed editoriale tra la Biblioteca Braidense e l’Accademia trova una elaborazione e una pratica altamente significative che rimandano storicamente al Palazzo di Brera, alla sua fondazione illuministica come “luogo enciclopedico” in cui sono coinvolte diverse e nobili istituzioni. Un sentito ringraziamento è rivolto ai curatori, della Biblioteca Braidense e dell’Accademia e all’Archivio Baj che con il loro lavoro hanno consentito la riuscita di questa mostra che anticipa quella che Palazzo Reale, nell’ottobre del 2024, dedicherà a Baj nel centenario della sua nascita”.
In occasione della mostra, a ingresso libero, verranno proposte visite guidate aperte a tutti oltre a laboratori didattici per scuole e famiglie, gratuitamente e previa prenotazione. Le date disponibili saranno comunicate sul sito della Biblio¬teca Nazionale Braidense.

Carpe librum!
Roberta Cerini Baj
Vivo sola in una grande casa che nel tempo si è svuotata di persone e riempita di cose, inevitabile conseguenza dell’accumulo che nel corso della vita ci sommerge, fermo restando che il naufragio non è privo di dolcezza.
I quadri alle pareti, non solo quelli di Baj, sono presenze quotidiane, ce ne sono di aggressivi, di giocosi, di ironici, di appariscenti, di delicati, a un primo sguardo dicono già molto della propria natura; poi si può andare più a fondo, ma questa è un’altra storia.
Invece i libri (d’artista, si intende) sono riservati, se ne stanno nelle loro belle cu¬stodie, sparsi tra gli scaffali dello studio, le librerie di casa, le cassettiere in solaio, alcuni miei preferiti sui tavoli in sala, dove tengo chiusi gli scuri per evitare che la luce del sole disturbi i disegni appesi alle pareti. Ecco sul tavolo un piccolo gioiello di Alik Cavaliere, dove ogni pagina è una sorpresa.
Se qualche visitatore mi chiede di vederli, li tolgo dalle custodie con le debite cau¬tele e allora non si apre semplicemente un libro, si apre un universo di parole, di immagini, di pensieri, di fantasia, di invenzioni. Se leggi il colophon scopri quante teste e quante mani hanno lavorato insieme per arrivare al risultato finale, gli autori, l’editore. lo stampatore, gli anonimi compositori dei caratteri.
Baj si dedicava alla realizzazione delle grafiche con maggiore pazienza e riflessio¬ne di quanto non facesse quando dipingeva. Passava giornate intere nell’atelier dello stampatore e, quando possibile, con gli amici poeti e scrittori. Il lavoro non lo stancava e tornava a casa sereno e soddisfatto.
Oggi la distanza del tempo mi permette di avere una visione globale delle persone che ho conosciuto insieme a Baj. Erano tutte impegnate molto seriamente nel loro lavoro, nella critica, nella scrittura, nell’invenzione creativa, ma nessuna ha mai dato un segno di pedanteria o di seriosità. Negli incontri, spesso conviviali, c’era sempre un’atmosfera di gioco e leggerezza, riso e fantasia, varietà e movimento, armonia e condivisione.
Questa mostra ha dato ai libri l’occasione di essere in libertà, liberi dagli scaffali e dalle custodie e liberi di mostrarsi a chi da esperto li sappia apprezzare e a chi da novizio impari a conoscerli.
A me ha regalato un fiume di ricordi e nelle anse di questo fluire ne appare uno particolare.
A Parigi andavo con Baj nell’atelier di Michel Cassé dove stavano prendendo forma Les Incongruités monumentales di André Pieyre de Mandiargues. Ero giovane e tutto era nuovo per me, mi affascinavano le grandi pietre litografiche e i mattarelloni con cui venivano stesi i colori. Ci trovavamo nel Marais, il Centre Pompidou era ancora in mente dei e in tutto il quartiere si respirava la sontuosa vecchiezza di Pa¬rigi, i palazzi cadenti, gli antri delle concièrges che a qualsiasi ora del giorno e della notte aprivano i portoni manovrando una corda, le Halles straripanti dei colori di frutta e verdura. Lì si aggirava con la borsa della spesa De Mandiargues e sceglie¬va accuratamente quello che ci avrebbe imbandito la sera. Ci invitava spesso a cena, cucinava per noi con molta raffinatezza e bevevamo del vino squisito che si era premurato di versare fin dal pomeriggio in un ampio bacile per ossigenarlo. Riconosco che mi sentivo intimidita, ma mai spaesata. Da allora tutte le volte che sono tornata a Parigi ho avuto la sensazione di essere tornata a casa.
Circa vent’anni dopo mio figlio Angelo, per migliorare il suo francese, durante le vacanze estive, passò un mese a lavorare da Michel Cassé e di quelle pietre lito¬grafiche la memoria non lo abbandonerà mai.
Sempre a proposito delle Incongruités, mi sono presa una licenza, non arbitraria, ma in accordo con i curatori e penso di doverla dichiarare al lettore. Ad alcune li¬tografie erano stati dati i titoli, tratti dai versi nella stessa pagina, ma molte erano rimaste anonime, quasi figlie di un dio minore. Seguendo lo stesso metodo le ho titolate tutte, ed ancora una volta ho riscoperto l’insuperabile esprit de finesse della lingua francese. Credo che André e Enrico approverebbero: entrambi avevano un certo gusto per le contaminazioni e i liberi scambi.
Infine voglio ringraziare tutte le persone che hanno lavorato a questa mostra, e non solo per l’attività svolta, ma anche e soprattutto per avermi elargito stimoli e interessi che alla mia età sono veramente un toccasana.

Liber Pictus. L’officina libraria di Enrico Baj
Estratti dal saggio di Angela Sanna
Le incursioni di Enrico Baj nel mondo della poesia e della letteratura sono all’ori¬gine di un insieme di libri pregiati che hanno occupato l’artista lungo tutta la sua carriera. Autore prolifico di manifesti, saggi e articoli, intellettuale erudito cor¬teggiato da case editrici, testate giornalistiche, riviste d’avanguardia e periodici di cultura, Baj si applica a scritti e libri d’artista fin da giovane. Dagli esordi pittorici nella Milano postbellica fino all’ultima stagione all’alba del XXI secolo, l’artista coltiva questa passione giungendo a un corpus eterogeneo che dalle edizioni più composite ed estrose giunge a formule semplici e lineari. Scultore, pittore, col¬lagista, incisore, polemista, organizzatore di mostre e altre mille varianti, Baj ha condotto quest’attività sia in autonomia sia, soprattutto, in collaborazione con scrittori, letterati e poeti.
Classici e nucleari
Le prime mosse di Baj nella direzione dell’illustrazione poetica risalgono ai primi anni Cinquanta, periodo nel quale, da artista in erba, lanciava il Movimento Arte Nucleare insieme al collega Sergio Dangelo. […] È in tale contesto che si inserisce il primo grande libro d’artista di Baj, da lui stesso considerato una pietra milia¬re del suo percorso: il De Rerum Natura. […] Se il poema di Lucrezio rappresenta l’opera classica più impegnativa di Baj, altre sue edizioni di argomento antico appaiono, al contrario, essenziali e di poche pagine. Pensiamo alla Descrizione di Orfeo, del 1954, scritto [da] Dal Fabbro, dove lirismo e naturalismo alludono all’eroe mitico tra suggestioni letterarie antiche e moderne. […] Nuovi soggetti classici ricompariranno nella produzione libraria di Baj anche successivamente, tra l’altro all’indomani dell’esperienza nucleare, quando l’artista si dedicherà con intensità alla creazione di collage polimaterici mordaci, ironici, ribelli.
Da Édouard Jaguer al Surrealismo
A partire dalla seconda metà degli anni Cinquanta, Baj si muoverà anche su un altro binario, totalmente diverso dal precedente, al quale lo condurrà la vicinanza con il milieu surrealista francese. […] Lunghi soggiorni a Parigi lo porteranno a frequentare artisti e letterati come André Breton, André Pieyre de Mandiargues Raymond Queneau, Marcel Duchamp, Octavio Paz, Joyce Mansour, Jean-Clarence Lambert, José Pierre, Édouard Mesens, Max Ernst, Jean-Jacques Lebel, Édouard Jaguer e molti altri. Tali rapporti, fondati sulla condivisione di valori come l’an¬ticonformismo, la libertà espressiva, l’ironia e la critica sociale, produrranno im¬portanti libri, corrispondenze, prefazioni, esposizioni. […] La prima collabora¬zione editoriale che attesta di questi scambi è il libro Dames et généraux, nel quale sono riunite dieci acqueforti di Baj, altrettanti poemi di Benjamin Péret, uno scrit¬to di André Breton sull’artista e un faux-titre di Marcel Duchamp. Le “dame” e i “generali”, figure centrali dell’opera, si erano imposti nell’iconografia di Baj fin dalla seconda metà degli anni cinquanta. […] [Essi] sono l’emblema dell’opposi¬zione all’autoritarismo, al militarismo e alla corsa al potere.
Poeti e scrittori a Milano e dintorni
Negli anni Sessanta, gli interessi letterari di Baj rivolti all’illustrazione poetica trovano un terreno molto fertile anche in Italia, a Milano in modo particolare. Qui, l’artista lavora con importanti stampatori, da Upiglio a Sergio Tosi, collaborando con poeti, scrittori e critici d’arte di rilievo, da Roberto Sanesi a Edoardo Sangui¬neti, da Guido Ballo ad Alda Merini, da Dino Buzzati a Giovanni Raboni. La sua attenzione si rivolge prevalentemente a una letteratura poetica innovativa tan¬to lontana dai retaggi accademici quanto vicina alla sperimentazione linguistica, lessicale e compositiva.
Visu mirabile monstrum
Fin dai suoi anni giovanili, Baj ha sempre mostrato una spiccata simpatia per personaggi grotteschi e bizzarri. Dal periodo nucleare in poi, egli coltiva questo “bestiario” popolando i suoi quadri, sculture e collage di ultracorpi, dame, gene¬rali, mostri, demoni, individui ubueschi e altre numerose variabili. Il folto insieme di riferimenti, colti e popolari, che stanno alla base di questo insieme comprende immagini del presente e del passato, tratte dalle arti visive, dal teatro, dalla let¬teratura, dalla storia e dalla politica. Ad alimentare questa sua propensione […] è la convinzione che il mostro non rappresenti una creatura spaventosa e orrifica, bensì una sorta di prodigio che ingenera attrazione e insieme repulsione […]. Questo elemento specifico dell’arte di Baj […] produrrà esiti notevoli anche nei suoi libri d’artista incentrati sull’argomento.
Revival o l’arte del ricordo
Quanto siano importanti le medaglie nell’opera di Baj è cosa nota. Status symbol per eccellenza del militarismo, dell’autoritarismo e della brama di onorificenze, la medaglia ha costantemente accompagnato l’artista connotando il suo ricco ar¬senale di gadget, collage, assemblaggi, incisioni, pitture, sculture. Sul finire dei sessanta, tuttavia, Baj introduce nella sua opera un altro elemento iconico assai più frivolo e modaiolo: la cravatta. Accessorio versatile di yuppies e borghesi, di manager e uomini d’affari, la cravatta diventerà per Baj un codice sociologico nel quale si cela un “monumento”, un “personaggio quasi, persino forse un ironico accenno sessuale”.
L’ultima stagione
Nell’ultimo decennio di attività, sono ancora numerosi i libri d’artista che Baj produrrà con autori italiani e stranieri, collaborando sia con amici di vecchia data, come Sanguineti e Sanesi, sia con personalità scoperte successivamente, come Fernando Arrabal, Maryline Desbiolles, Dino Azzalin, André Verdet, Giovanni Ra¬boni. Questo stesso ciclo creativo si concluderà definitivamente nel 2003, quando l’artista siglerà, proprio insieme a Raboni, l’ultima sua proposta editoriale, intitolata Sull’acqua.

I libri d’artista di Enrico Baj
Da Lucrezio a Soledad Rosas, un percorso tutt’altro che lineare lungo mezzo secolo
Estratti dal saggio di Michele Tavola
La differenza che vi è al tatto tra una guida del telefono, il Corriere della Sera e un “libro d’artista” è enorme e va dal disgusto all’estasi.
Enrico Baj
I primi esperimenti grafici di Enrico Baj sono diventati un libro d’artista. E, anche negli anni successivi fino alla fine dei suoi giorni, ha spesso inteso la produzione grafica come funzionale alla realizzazione di libri d’artista. È sufficiente sfogliare una monografia dedicata a questa imponente (da un punto di vista quantitativo) e importante (da un punto di vista estetico, qualitativo e concettuale) parte della sua produzione per rendersi conto del fatto che l’esecuzione di incisioni e lito¬grafie è sovente contestuale alla pubblicazione di un prezioso volume a tiratura limitata. Quando Luciano Caprile, nell’intervista edita nel 2000, gli chiese laco¬nicamente cos’è un libro d’artista, Baj rispose alla sua maniera, andando dritto al punto: “È un libro fatto da un artista”. Vale la pena integrare la sentenza di Baj con la definizione fornita da Donna Stein, tra i massimi studiosi di questa singolare tipologia di opere d’arte, in termini meno apodittici ma più filologici: “Il termine livre d’artiste, un’invenzione squisitamente francese, definisce un’e¬dizione limitata, una pubblicazione fatta a mano che tipicamente associa parole con grafica d’arte originale, eseguita e stampata sotto lo stretto controllo dell’ar¬tista. […] Per un livre d’artiste, l’artista, l’autore, l’editore e lo stampatore devono spesso lavorare insieme progettando il rapporto tra testo e immagine, scegliendo il carattere tipografico, la carta, la modalità di stampa e la rilegatura per otte¬nere un prodotto di alto livello”. Nella stessa conversazione citata appena sopra non venivano trascurati nemmeno gli aspetti più prosaici connessi a tale genere di lavori e, alla provocatoriamente secca e asciutta domanda “ma questi libri si vendono?”, l’artista seppe controbattere con un’inattesa e sorprendente apertura poetica: “Questi libri sono soprattutto un dono che gli artisti, i poeti e gli stam¬patori fanno a se stessi”. Anche Donna Stein, consapevole delle mistificazioni che purtroppo ammantano la grafica, troppo spesso ingiustamente tacciata di essere una produzione meramente o principalmente commerciale, sentì la necessità di puntualizzare e ristabilire la verità storica: “La natura del materiale, il tempo spe¬so e i costi hanno poco a che vedere con il successo finale dell’opera”.
Prima di passare in rassegna i principali libri d’artista di Baj, per rendersi conto della passione, della dedizione, della costanza, dell’impegno, dell’acribia, del¬le energie e del tempo da lui profusi per creare le sue stampe e i suoi libri, è necessario evocare un’altra testimonianza tanto precisa quanto commovente. Si tratta delle parole di Giorgio Upiglio, uno tra i più grandi stampatori italiani, suo assiduo e indispensabile collaboratore: “A Baj piace lavorare nella stamperia, in¬ventare, creare le matrici “sul posto”, sperimentare ogni tecnica, adattarla alle sue esigenze creative coinvolgendomi in un continuo scambio di idee: dall’ac¬quaforte tradizionale, cioè ricoprire la lastra di una vernice a cera sulla quale Baj con una punta d’acciaio esegue il disegno che poi sarà inciso dall’acido, a quelle più inventate, più complesse. Qui la collaborazione con l’artista diventa più atti¬va, perché dobbiamo trovare il modo di trasferire e incidere sulle lastre nastri di tela, lamierini traforati, broccati, pizzi, passamanerie, tessuti diversi; imprime¬re elementi di meccano, medaglie, catarifrangenti, tappi a corona, fregi, gradi o quant’altre cose Baj porta in stamperia per comporre le sue opere. La lastra spesso viene completata con interventi di acquatinta, e altre tecniche quali maniera a zucchero, vernice molle, carborundum, oppure con collage di etichette, elementi decorativi e stoffe. In tale processo creativo l’immagine si forma in diverse fasi, cui fanno seguito le morsure della lastra “in primo stato”; vi sono poi altri pas¬saggi fino al “bon à tirer”, che premia un lavoro collettivo, fatto di ricerca, in¬venzione, intuizione”. Già il semplice elenco di tecniche di stampa snocciolato da Upiglio restituisce plasticamente la profonda competenza affinata negli anni da Baj, il suo genuino interesse e il bisogno impellente di approfondire fino all’os¬sessione le possibilità espressive della stampa d’arte.

Enrico Baj alla Braidense L’opera d’arte attraverso i libri
Marina Zetti
• “… Ho adoperato specchi, intarsi, tappezzerie, targhe, trine, cordoni Meccano, etichette, decorazioni, frange, Lego. Una buona parte di questi elementi li ho riversati nelle incisioni e nei libri. Gli stessi materiali sono serviti per personalizzare la custodia, la legatura, il contenitore libresco. Nelle grafiche ho introdotto il collage, ho stampato acqueforti su tes¬suti, ho applicato medaglie …Certi fondi di magazzino o cassetti di mercerie o di vecchie cartolibrerie sono diventati parte integrante del mio ideale negozio di colori …”

La Biblioteca Nazionale Braidense e l’Accademia di Belle Arti di Brera organizza¬no, nel 2024, un’esposizione che celebra Enrico Baj, inaugurando così la stagione espositiva della biblioteca.
Dopo la mostra sulla collezione Otto Prutscher (2023) e quella sui disegni e ope¬re di Saul Steinberg (2022), tenutesi nella biblioteca Braidense, si celebra ora il grande artista milanese nell’anno in cui ricorrono i cent’anni dalla sua nascita. L’esposizione, incentrata sui suoi libri d’artista, presenta ventisei esemplari pro¬venienti da tre diverse istituzioni: la Biblioteca Braidense, che ha messo a dispo¬sizione cinque titoli, l’Accademia di Belle Arti di Brera, che presta un’opera, e l’Archivio Baj, di proprietà di Roberta Cerini Baj, che fornisce venti lavori.
La Braidense nasce come biblioteca pubblica per volontà dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria nel 1786, tra le sue raccolte troviamo libri di biblioteche ap¬partenute a ordini religiosi soppressi, di donazioni e di acquisizioni importanti come quelle – a titolo di esempio – del Collegio Gesuitico, del Cardinale Durini, della biblioteca di Umberto Eco. L’incremento del patrimonio documentale della Braidense lo si deve in particolare all’osservanza della legge sul deposito lega¬le, assegnato alla Braidense dalla fine del Settecento. Ciò conferma l’importanza della Biblioteca come archivio della produzione editoriale e come istituzione che conserva la memoria della cultura italiana permettendone la fruizione al pubblico. Le biblioteche possiedono molti esemplari di libri d’artista. Sulla definizione di libro d’artista esiste molta letteratura. Esso può essere definito libro ma anche opera d’arte. Queste pubblicazioni si presentano quasi sempre attraverso un’e¬dizione numerata e con la presenza di opere grafiche originali; non hanno una sola forma ma sono prodotti in diversi modi e anche i materiali utilizzati sono molto eterogenei. A volte, per esempio, un libro d’artista si propone attraverso un collage di materiali eterogenei. L’artista segue ogni fase della messa in opera: dalla progettazione alla realizzazione, dalle tecniche impiegate alla stampa, dalla legatura del volume al confezionamento.
Delle cinque opere esposte messe a disposizione dalla Braidense quattro sono state acquistate tra il 1999 e il 2005, mentre la quinta proviene da una donazione privata.
Le provenienze dei documenti raccolti in una biblioteca possono testimoniare e raccontare molti aspetti dell’attività dell’istituzione. In questo caso i libri raccon¬tano la lungimiranza dei bibliotecari e dei loro direttori attraverso una politica degli acquisti accurata e attenta avvenuta tra la fine del Novecento e i primi del Duemila.
Il quinto volume qui esposto è frutto di un’importante donazione, proposta da Rizzardo Rizzardi e Loredana Vaccari nel 2021. Il fondo Rizzardi rappresenta la produzione editoriale della Galleria Rizzardi, attiva a Milano dal 1967 al 1997. L’opera in questione fa parte della Piccola collana Rizzardi – Frammenti di arte e di poesia, attività editoriale iniziata nel 1973 su idea di Cesare Peverelli.

Le opere esposte sono:
Alda Merini & Enrico Baj, stampata a Milano da Giorgio Upiglio nel 1998. Esemplare numerato 44 con due acqueforti e tre collage realizzati con carta stagnola. Alfabeto apocalittico di Edoardo Sanguineti, stampato a Milano dalle Gallerie Riz¬zardi nel 1984. Esemplare numerato 5, con un’acquaforte di Enrico Baj tirata da Giorgio Upiglio, sono presenti anche ventuno capilettera disegnati dall’artista. Enrico Baj, di Edouard Jaguer, stampato a Milano e a New York dall’editore Schet¬tini nel 1956. Esemplare numerato 58 dell’edizione italiana.
Les incongruités monumentales, di André Pieyre de Mandiargues, stampato a Pari-gi dall’editore Michel Cassé nel 1967. Esemplare numerato 5, presenta una nota manoscritta dell’artista: “questi piccoli monumenti colorati 1 luglio 1967 Baj”.
Salutz I, di Giovanni Giudici, stampato a Milano da Giorgio Upiglio nel 1986. Esem¬plare numerato 4, con cinque incisioni.
La Braidense possiede un esemplare di un’opera che l’Archivio Baj esporrà in mo¬stra: De Rerum Natura, pubblicato da Schwarz a Milano nel 1958. Il libro è arrivato in biblioteca nel luglio del 1959 per effetto della legge sul deposito legale e riporta come numerazione dell’edizione il numero 1. Si tratta in realtà di un esemplare le cui incisioni sono biffate, ovvero prodotte da una matrice che presenta segni o tagli eseguiti per impedire la stampa di esemplari non autorizzati. Sul cartellino posto dall’editore sull’opera si può leggere: “terminata la stampa nell’aprile del 1958. Tutte le lastre sono state sbarrate e donate dall’editore alla Calcografia Na¬zionale dello Stato.”
La biblioteca, frequentata da numerosi studiosi, docenti e studenti mette a dispo¬sizione molti testi di e su Enrico Baj: un insieme che comprende un centinaio di libri tra cataloghi di mostre, scritti di cui è lui stesso autore, testi di approfon¬dimento critico. Questo corpus permetterà sia al visitatore della mostra sia allo studente di avere a disposizione un ricco materiale di riflessione e di scavo.

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