Tre quadri mai visti, tre grandi artisti esposti al pubblico di Brera in una data speciale, il 21 marzo, giorno della scomparsa, nel 1977, soli 54 anni di Franco Russoli, direttore della Pinacoteca per trentatré anni (1954-1977) e di cui ricorre quest’anno il centenario della nascita (9 luglio 1923). Grande sostenitore dell’idea che un museo dovesse raccogliere l’arte del suo tempo, l’iniziativa “Franco Russoli Pop Up” vuole celebrare il direttore che fece della missione quella di creare un “museo “vivo” seguendo l’impronta lasciata dalla direttrice Fernanda Wittengs,. Nella Sale Napoleoniche, il 21 marzo e solo per quel giorno, saranno così esposti 3 dei 18 disegni che negli anni Settanta, Russoli commissionò a 18 grandi artisti contemporanei, tra cui Moore, Sutherland, Manzù, Guttuso, quadri che entrassero in dialogo con i capolavori della Pinacoteca. Il pubblico potrà quindi ammirare opere di Moebius (Jean Giraud), Graham Sutherland, Valerio Adami in dialogo rispettivamente con Gentile e Giovanni Bellini, La predica di San Marco, Tintoretto, Il ritrovamento del corpo di San Marco, Antonio Canova, Napoleone, disegni che per l’occasione sono state incorniciati e montati su cavalletti, come avvenuto negli Anni 70 riprendendo quanto realizzato allora da Russoli in un estemporaneo “pop pup”.

Come la sua quasi contemporanea Peggy Guggenheim, Franco Russoli era convinto che un museo dovesse raccogliere “l’arte del suo tempo” – dichiara James Bradburne, direttore della Pinacoteca di Brera e della Biblioteca Braidense – Nel 1974 dichiarò la sua ambizione “di formare il più grande complesso di arte moderna italiana esistente al mondo, […] per fornire finalmente a Milano e all’Italia uno strumento di attività culturale ricco di un patrimonio straordinario”. Oltre all’acquisto di Palazzo Citterio in 1972 per ospitare le collezioni moderne della Pinacoteca, nell’ambito dell’innovativa mostra Processo per il museo, nell’anno della sua morte, invitò i più grandi artisti contemporanei viventi a donare alla Pinacoteca opere che furono trasformate in manifesti di grandi dimensioni dagli Amici di Brera. Per ricordare Russoli nell’anniversario della sua prematura scomparsa, avvenuta il 21 marzo 1977, esponiamo tre di questi cosiddetti “d’après” su cavalletto, accanto alle opere che li hanno ispirati” L’evento del 21 marzo è la prima di tre iniziative che si terranno quest’anno in occasione degli anniversari della scomparsa dei direttori riscoperti e valorizzati n questi anni dallo staff della Pinacoteca di Brera. Dopo Russoli,prossimi appuntamenti dedicate a Ettore Modigliani, il 22 giugno e a Fernanda Wittgens, il 12 luglio.

OPERE
Moebius (Jean Giraud), d’après Gentile e Giovanni Bellini, La predica di San Marco, sala VIII

Graham Sutherland, d’après Tintoretto, Il ritrovamento del corpo di San Marco, sala IX

Valerio Adami, d’après Antonio Canova, Napoleone, sala XIV

FRANCO RUSSOLI
Biografia

1923. Franco Russoli nasce a Firenze
1946. Si laurea in Lettere presso l’Università degli studi di Pisa durante la sessione speciale dell’8 marzo 1946 Discute la sua tesi “Saggio sulla macchia”, con relatore il prof. Riccardo Barsotti, e ottiene durante la sessione speciale dell’8 marzo 1946 presso l’Università degli Studi di Pisa con una con la valutazione di 110 e lode
1950. Vince il concorso per un posto di Ispettore di ruolo all’interno della Soprintendenza alle Gallerie e Monumenti di Pisa, chiede e ottiene di essere trasferito a Milano. Viene chiamato da Fernanda Wittgens, Sovrintendente di Brera, prima donna a ricoprire il ruolo di direttrice della Pinacoteca che promuove la ricostruzione museografica di Milano ed è alla guida di preziose iniziative per la tutela del patrimonio artistico della città.
1954. Diventa vice direttore della Pinacoteca di Brera a fianco di Fernanda Wittgens.
1957. Fernanda Wittgens muore e Franco Russoli diventa direttore della Pinacoteca di Brera.
1963-1964. Negli anni Sessanta gli intellettuali cominciano a lamentare la crisi della cultura in Italia. Si faranno molti incontri a Milano su questo tema ai quali partecipano politici, intellettuali e critici. Nasce l’asse Russoli- Paolo Grassi (che sarà direttore della Scala dal 1972 fino al 1976 e parte del progetto della Grande Brera).
1966. Russoli scrive sulla rivista Pirelli l’articolo “In trecento contro i draghi” in cui denuncia le gravi carenze della Soprintendenza e del Ministero che allora era quello dell’Istruzione. È in questo periodo che nasce in lui l’idea di un quartiere dell’arte a Brera e di un percorso che partiva da via della Moscova e si concludeva al Poldi Pezzoli, passando per Brera e la Scala che dovevano rimanere aperte e illuminate la sera. Era una passeggiata culturale serale come si poteva fare a Parigi, il museo modello per Russoli era quello che si stava realizzando per il Beaubourg.
1969. Inizia la collaborazione con il Corriere della Sera, con Giovanni Spadolini direttore. Qui Russoli trova lo spazio per articoli di polemica sulla crisi della cultura e dei musei milanesi.
1972. Grazie a Spadolini, che quell’anno entrerà in politica, Russoli riesce a portare a compimento l’acquisto di Palazzo Citterio. Già i direttori precedenti della Pinacoteca lamentavano la carenza di spazi per i vari istituti che abitano il Palazzo, ma avendo finalmente a disposizione un intero Palazzo Russoli ipotizza dei progetti concreti sull’ampliamento del Museo.
1974. Nasce il nome la “Grande Brera”, che rappresenta il realtà quello che già si stava facendo da due anni ma che all’inizio prende il nome di “nuova Brera”. Il progetto della “Grande Brera risponde all’esigenza per il complesso di Brera di trovare nuovi spazi per le attività degli istituti in esso raccolti: l’Accademia di Belle Arti, la Biblioteca nazionale, l’Osservatorio astronomico, l’Istituto lombardo, gli uffici della Soprintendenza e la Pinacoteca, tutti con un patrimonio in continua crescita. Il museo per Russoli doveva soprattutto ristabilire il rapporto con gli studenti dell’Accademia e proseguire nella musealizzazione dell’arte contemporanea: in questo senso si parla di “museo vivo”. Museo vivo è anche un progetto che Russoli dirige per la Fondazione Rizzoli che finanzia degli studi sulla comunicazione di massa. Collaborano personalità della levatura di Gillo Dorfles, Tomas Maldonado e Umberto Eco.
1974. Quando si accorge che l’acquisto di Palazzo Citterio in realtà non ha sbloccato la situazione che continua a degradare e le condizioni del museo sono ormai inaccettabili per via di carenza di personale, infiltrazioni nelle sale d’esposizione, decide di chiudere il museo. Questo è sempre stato definito come un atto provocatorio: Russoli rifiuta questa definizione – lo definisce “un atto necessario” – perché la situazione del museo era davvero inaccettabile e non adeguata alla conservazione delle opere d’arte. Il museo rimane chiuso, ma vengono fatte delle mostre che espongono le ricchezze “nascoste” e quelle che si potrebbero ottenere in donazione (Jucker, Jesi, Mattioli).
1975. La battaglia per Brera diventa un simbolo di una battaglia culturale che lamenta fondamentalmente l’assenza di fondi assegnati alla cultura. Russoli, tra gliartefici della nascita del ministero dei Beni culturali, fonda il Comitato Nazionale ICOM e il FAI con Giulia Maria Crespi. Il suo tentativo è quello di creare una struttura sociale intorno ai beni culturali che lo stato non stava fornendo e che quindi coinvolge i privati. 1976. Russoli riapre prima tre, poi dieci poi sedici sale di Brera. Inizia “Processo per il Museo”: è anche questa la “Grande Brera”, il museo rappresenta sé stesso e vengono mostrate le ricchezze che non c’era lo spazio per esporre. Dal fondo fotografico storico, adesso al Castello Sforzesco, a disegni, collezioni private Jucker che Russoli voleva legare alla Pinacoteca, opere di artisti contemporanei in dialogo coi capolavori della Pinacoteca. Vengono coinvolti Moore, Sutherland, Manzù, Guttuso. La mostra “Processo per il Museo”, iniziata nel 1976, ha un ultimo atto nel 1977, a marzo, quando Russoli riesce ad ottenere i finanziamenti per sistemare Palazzo Citterio e il Palazzo di Brera. Per poterlo fare le collezioni della Pinacoteca devono essere temporaneamente spostate ed esposte a Palazzo Reale. Russoli scrive che questa mostra è il canto del cigno della Pinacoteca, che però verrà riaperta più bella e più organizzata di prima, in realtà è davvero il suo canto del cigno perché muore pochi giorni dopo l’inaugurazione.
1977. 21 marzo, morte di Franco Russoli a 54 anni.