Oltre otto italiani su 10 (83%) chiedono lo stop alle importazioni di prodotti agroalimentari che non rispettano le stesse regole di quelli italiani in materia di sicurezza alimentare, ambientale e di tutela del lavoro. E’ quanto emerge da un’indagine Coldiretti/Ixe’ diffusa al Brennero, con diecimila agricoltori, guidati dal presidente nazionale Ettore Prandini, che nei due giorni giungeranno alle frontiere per difendere la salute dei cittadini e il reddito delle aziende dall’invasione di cibo straniero che finisce spesso sulle tavole spacciato come italiano. Al presidio partecipano anche oltre 2000 agricoltori provenienti dall’Emilia-Romagna, guidati dal Presidente regionale di Coldiretti Nicola Bertinelli e dal Direttore, Marco Allaria Olivieri.
Per l’occasione è stata allestita la tavola del “fake in Italy”, l’italian sounding di casa nostra, con un vero e proprio menu dal primo al dolce fatto con lasagne alla bolognese, arrosticini abruzzesi, lenticchie umbre tutto di provenienza estera.
Con l’avvio della raccolta di firme per una legge europea di iniziativa popolare sull’obbligo di etichettatura dell’origine di tutti i prodotti in commercio, Coldiretti punta a smascherare il fenomeno degli alimenti importati e camuffati come italiani grazie a minime lavorazioni, rivedendo il criterio dell’ultima trasformazione sostanziale.
Ma la raccolta di firme, che potrà essere sostenuta firmando in tutti i mercati contadini di Campagna Amica e negli uffici Coldiretti e sarà promossa anche sui social media con l’hashtag #nofakeinitaly, punta anche a mettere finalmente in trasparenza – continua Coldiretti – tutti quei prodotti che sono ancora oggi anonimi e che rappresentano circa un quinto della spesa degli italiani e includono alimenti simbolo a partire dal pane. Su pagnotte e panini non vige, infatti, l’obbligo di indicare l’origine del grano impiegato, come accade per la pasta. E lo stesso vale per tutti i derivati come biscotti, fette biscottate crackers e simili.
Del tutto anonimi anche i legumi in scatola, magari venduti in confezione con colori o segni che richiamano l’italianità – rileva Coldiretti – così come le confetture di frutta o di verdura trasformata, come marmellate e sottoli.
Niente etichetta d’origine anche per ortaggi e frutta di IV Gamma e noci e pistacchi sgusciati, per i quali dovrebbe però aprirsi uno spiraglio dal prossimo anno, né per carne di coniglio e di cavallo. Restano inoltre completamente anonime le portate sui menu dei ristoranti.
“Dobbiamo dire basta alla concorrenza sleale, fermare i cibi contraffatti che passano dalle frontiere e dai porti europei – ha dichiarato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – La nostra mobilitazione, in continuità con il lavoro fatto a Bruxelles in questi mesi, prosegue a difesa del reddito degli agricoltori e a salvaguardia della salute dei cittadini”.
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