Sogni grandiosi e partite di pallone, vento in faccia e urla accanto ai falò, un circo aperto sempre, e aperto a tutti, quello della Bandabardò.

«Bravi… siete bravissimi… ma non somigliate a nessuno.»
«Dove vi possiamo collocare?» «Che canali o strategie usate per farvi promozione?»
«Ci dispiace, ma non possiamo offrirvi un contratto discografico.»

Quando, nel lontano 1993, queste erano le uniche risposte a cui la nostra banda sembrava destinata, forse non avremmo mai pensato di arrivare un giorno a raccontare in un libro trent’anni di musica, amicizia, scazzi, risate, gioie, delusioni, perdite tremende e nuovi, graditissimi, arrivi. Eppure, eccoci qua, con poco più di duecento pagine che racchiudono la vita di quello che si può a buon diritto definire il più “improbabile” tra i gruppi italiani. Una storia altra, la nostra, fatta di percorsi quasi mai semplici e spesso lontani dalle strade maestre, una storia che si intreccia con gli ultimi trent’anni di questo Paese meraviglioso e contraddittorio e che ci rammenta cosa sono state la musica, la politica, la vita in tour, la gavetta, la discografia e come tutte queste cose sono cambiate con noi, accanto a noi. Ci ricorda luoghi infiniti, mutati o scomparsi, sale da concerto, persone e artisti, festival, sballi e tragedie che tratteggiano il volto di un’epoca, ben precisa e perduta. Ci piace l’idea di condividere questo libro con tutti coloro che hanno vissuto con noi quei decenni festosi e smarriti tra la fine di un secolo e l’inizio del nuovo, e, perché no, di raccontarli alle nuove generazioni, perché possano amarne i tratti più belli, odiarne i peggiori, ma, soprattutto, capire da dove viene anche il loro di mondo.
Costellato dalle testimonianze dei tanti amici che abbiamo incontrato lungo il cammino – Carmen Consoli, Piero Pelù, Carlo Lucarelli e Stefano Bollani tra gli altri –, questo libro è più semplicemente il risultato del nostro sforzo titanico di darci dentro come pazzi, perché, in fondo… se mi rilasso collasso.

La Bandabardò può dirsi a buon diritto una delle band più vitali in Italia. I suoi concerti sono feste straripanti
d’affetto. Un affetto che si traduce in grandi numeri non solo ai live: tredici album pubblicati (inclusi dischi dal vivo, progetti speciali e pubblicazioni estere), un DVD, un’autobiografia ufficiale e, in occasione dei venticinque anni di carriera, una nuova versione di “Beppeanna – Se mi rilasso collasso”, cantata e suonata con Stefano Bollani, Caparezza, Carmen Consoli, Max Gazzè e Daniele Silvestri. Così negli anni anche la cartina geografica bardozziana si è estesa a macchia d’olio con lunghe tournée che toccano anche Francia, Germania, Spagna, Belgio, Lussemburgo, Svizzera, Polonia, Slovenia e persino Chiapas e Canada.
Opinioni:
C’è una vecchia canzone di Mina che da bambino adoravo: si intitola, guarda un po’, “La banda” e se non sapessi quando è stata scritta – da Chico Buarque de Hollanda, eh, mica da uno stronzo qualsiasi – direi senza esitazione che il testo parla proprio di Erriquez, Finaz, Don Bachi, l’Orla, Nuto e Ramon. Leggetelo, e poi provate a smentirmi.
Federico Guglielmi

Tutte le volte che ascolto o vedo la Bandadardò, con tutte le sue evoluzioni, le collaborazioni e pure le perdite, ma sempre con quella forza casinara meravigliosa, mi viene da sorridere. Anche quando mi fanno arrabbiare e riflettere storto. Sorridere, molto.
Carlo Lucarelli

Loro, un raro concentrato di energia e forza vitale. Quella vera, quella che senti di dover donare per far fiorire un sorriso, per accarezzare gli animi e i cuori di chi ti ascolta.
Carmen Consoli