Sinergia fra Puglia ed Emilia-Romagna. Le due Regioni si sono incontrate questa mattina a Bologna, da Fico Eataly World, con un food educational, un “matrimonio di gusto” tra la Cipolla Bianca di Margherita Igp e l’Aceto Balsamico di Modena Igp.
A seguire, si è svolto lo show cooking a quattro mani con protagonisti Salvatore Riontino executive chef del Canneto Beach 2 a Margherita di Savoia e lo chef Stefano Corghi, presidente del Consorzio Modena a Tavola. Il percorso degustativo ha visto esaltate le peculiarità della Cipolla Bianca di Margherita Igp nell’insolito abbinamento con l’Aceto Balsamico di Modena Igp.

«L’incontro tra la nostra Cipolla Bianca e l’Aceto balsamico di Modena, entrambi appartenenti alla famiglia delle Igp italiane, rappresenta un’occasione di collaborazione e solidarietà tra due regioni che hanno fatto dell’agroalimentare un settore di punta dello sviluppo economico e sociale. I nostri prodotti sono la nostra storia perchè raccontano come eravamo, ma sono anche il nostro futuro se sapremo, assieme, valorizzarli coniugando tradizione e innovazione, – commenta Giuseppe Castiglione presidente del Consorzio di Tutela e Valorizzazione della Cipolla Bianca di Margherita Igp -. I due Consorzi hanno unito risorse umane, materiali, modi di lavorare, per realizzare un evento che risponde alla tutela e diffusione della conoscenza dei prodotti, della storia e delle ragioni che li rendono eccellenze certificate. L’inizio di una sinergia che ci auguriamo duri in futuro».

«Condivido le parole del Presidente Giuseppe Castiglione – afferma Mariangela Grosoli presidente del Consorzio Tutela Aceto Balsamico di Modena Igp – con questo evento oggi uniamo l’Italia da Nord a Sud e mostriamo come creare sinergia tra prodotti possa essere un volano per la valorizzazione di entrambi. Ambedue l’Aceto Balsamico di Modena Igp e la Cipolla Bianca di Margherita Igp sono prodotti ideali per un utilizzo in cucina anche in purezza, ma creare un connubio tra questi vuol dire unire i nostri mondi per far conoscere il sapere e l’operosità che stanno dietro i prodotti Dop e Igp, autentico volano dell’economia del made in Italy».

L’appuntamento a Fico Eataly World ha rappresentato altresì l’occasione per la Cipolla Bianca di Margherita Igp per presentare le attività del proprio Consorzio per la Valorizzazione e la Tutela. La Cipolla Bianca di Margherita Igp viene prodotta non nel terreno, come di consueto accade, ma nelle sabbie del Mar Adriatico, a sud del Gargano, in una zona di elevato interesse ambientale, tutelata da una convenzione internazionale (Ramsar 1979), nei territori compresi tra Margherita di Savoia (Bat), Zapponeta (Fg) e Manfredonia (Fg). Al consorzio, riconosciuto nel 2016, partecipano venti aziende di piccoli produttori, due cooperative di produzione, quattro aziende di confezionamento.


L’Aceto Balsamico di Modena Igp viene prodotto esclusivamente – come previsto dal Disciplinare – nell’area tra le province di Modena e Reggio Emilia con mosti d’uva – parzialmente fermentati, cotti o concentrati – provenienti dai vitigni di Lambrusco, Sangiovese, Trebbiano, Albana, Ancellotta, Fortana e Montuni, a cui vengono aggiunti aceto di vino nella misura minima del 10% e una parte di aceto vecchio di almeno 10 anni. Trascorsi 60 giorni di affinamento in tini di legno può essere sottoposto ad un ulteriore periodo di invecchiamento che, nel caso superi i tre anni, permetterà all’aceto ottenuto di fregiarsi della classificazione “invecchiato”. Con oltre il 92% della produzione totale esportata in 130 differenti Paesi del mondo, si colloca nella top five delle specialità alimentari DOP e IGP italiane e al primo posto come ambasciatore del Made in Italy agroalimentare. Nel 2021 il comparto ha raggiunto il suo record storico, con una produzione certificata che ha superato i 100 milioni di litri e oltre un miliardo di euro al consumo; cifre che nel 2022 si sono attestate su – 5% per le ripercussioni congiunturali globali. Al mondo dell’Aceto Balsamico di Modena appartengono 95 cantine, 47 concentratori, 79 acetaie e 174 confezionatori. Gli addetti al settore sono oltre 1.000.

DIFFERENZE TRA LA CIPOLLA BIANCA DI MARGHERITA IGP E LE ALTRE CIPOLLE UTILIZZATE NORMALMENTE IN CUCINA.

DOLCE TENERA CROCCANTE

– bulbi particolarmente teneri in seguito al basso contenuto in ss (7-9%);

– elevato contenuto in zuccheri che la rendono particolarmente dolce;

– scarsa presenza di solfuri che limitano la lacrimazione all’atto della pulitura;

– limitata pungenza grazie al basso contenuto di acido piruvico;

– forma perfetta del prodotto in quanto i terreni sabbiosi non oppongono resistenza allo sviluppo dei bulbi;

– bulbi perfettamente bianchi;

– presenza di quercetina: è un flavonoide antiossidante presente negli ortaggi. Pertanto, ha un ruolo molto importante nella riduzione del danno provocato dai radicali liberi, e di conseguenza nell’invecchiamento e nell’infiammazione.

– presenza di acido caffeico: È dotato di proprietà antibiotica verso alcuni germi patogeni intestinali. Ha debole effetto anti-infiammatorio.

1. PROPRIETA’ TERAPEUTICHE
Tutta la pianta contiene:
• un’essenza volatile ricca di glucosidi solforati, il più importante è il disolfuro di allilpropile, essenza a cui è dovuta la maggior parte delle sue proprietà;
• enzimi che stimolano la digestione e il metabolismo.
• oligoelementi (zolfo, ferro, potassio, magnesio, fluoro, calcio, manganese e fosforo);
• vitamine (A, complesso B, C, E);
• flavonoidi dall’azione diuretica
• la glucochinina, un ormone vegetale dall’azione antidiabetica.

Effetti della cipolla:
1. Antibiotico: l’azione del suo succo, applicato esternamente, è stata dimostrata su vari agenti causa di infezioni della pelle.
2. Espettorante: lo sciroppo di cipolla con un po’ di miele è un rimedio ideale per alcune affezioni respiratorie; i gargarismi con brodo di cipolla decongestionano invece la faringe e sono molto utili in caso di tonsillite.
3. Ipotensore, diuretico, depurativo;
4. Inibitore dell’aggregazione piastrinica: si consiglia a chi soffre di trombosi perché fluidifica il sangue;
5. Vermifugo: è efficace contro gli ascari e gli ossiuri; in questo caso la cipolla deve essere consumata cruda. PROVERBIO
6. Ipoglicemizzante: per effetto della glucochinina si abbassa il livello di glucosio nel sangue.
7. Tonificante dell’organismo in generale: Stimola la funzione disintossicante del fegato. Normalizza la flora intestinale e rallenta i processi putrefattivi che liberano sostanze tossiche legate al cancro del colon e del retto. Stimolano la produzione del sangue (effetto antianemico), apportando ferro e oligoelementi. Ha anche proprietà afrodisiache attribuite alla rivitalizzazione generale che essa produce.
8. Cosmetico: in uso esterno la cipolla stimola la crescita dei capelli, ammorbidisce e rende più bella la pelle, purifica le pelli impure con foruncoli e acne.

L’Aceto Balsamico di Modena Igp, si presenta!

È uno dei principali prodotti agroalimentari italiani del mondo, con oltre il 92% di prodotto esportato. Radici che viaggiano lontano.
Fin dall’antichità l’aceto di vino e il mosto cotto rappresentano i condimenti per eccellenza della cucina italiana; dalla fermentazione e dall’invecchiamento di questi ingredienti nasce l’Aceto Balsamico di Modena IGP, figlio delle terre di Modena e Reggio Emilia, zone fertili, vocate alla produzione vitivinicola.
L’Aceto Balsamico di Modena IGP è oggi commercializzato in 120 Paesi del mondo. Con una produzione di oltre 95 milioni di litri l’anno, esportata per oltre il 92%, è uno dei principali prodotti agroalimentari italiani nel mondo.
Il fatturato alla produzione si attesta sopra i 400 milioni di euro, e quello al consumo supera il miliardo: cifre che collocano l’Aceto Balsamico di Modena IGP nella “top ten” del paniere delle specialità alimentari DOP e IGP italiane.
Questo straordinario successo è dovuto alla sua estrema versatilità: l’Aceto Balsamico di Modena IGP rappresenta un condimento pregiato sia per gli chef di professione, sia per i semplici appassionati di cucina di tutto il mondo. La sua forza consiste nel saper armonizzare e bilanciare le caratteristiche dei singoli ingredienti, sia nelle rifiniture di piatti semplici, quotidiani e veloci, sia per impreziosire in modo fantasioso creazioni raffinate.
Per quanto, purtroppo, non siano rare imitazioni ed evocazioni, contro cui il Consorzio si attiva puntualmente, in realtà le sole tre denominazioni registrate previste per il ‘balsamico’ sono l’Aceto Balsamico di Modena IGP, l’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP e l’Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia DOP; prodotti con caratteristiche diverse che da sempre convivono e condividono l’origine da queste terre emiliane.

Consorzio: attività di verifica, promozione e tutela
Rappresenta e salvaguarda i produttori associati, promuove la divulgazione del prodotto a livello nazionale e internazionale. Svolge attività di vigilanza commerciale.
Nel 1993, per iniziativa dei produttori, è nato il Consorzio Aceto Balsamico di Modena, per conseguire il riconoscimento della IGP europea (Indicazione geografica protetta), ottenuta nel 2009.
Dal 2014, il Consorzio è riconosciuto dal Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (Masaf) quale Consorzio di Tutela della IGP deputato allo svolgimento delle funzioni pubbliche di promozione, difesa e tutela del prodotto.
Il Consorzio rappresenta oltre l’80% della produzione certificata; tra gli associati sono tutt’ora presenti i marchi storici del settore, che hanno contribuito ad affermare fin dai primi del ‘900 il nome del prodotto sui mercati nazionali e internazionali, a partire dal primo riconoscimento formale rilasciato dal Ministero dell’Agricoltura nel 1933.
Il Consorzio collabora con l’organismo di controllo e con il Masaf. La gestione del sistema di controllo e di certificazione, relativa alla verifica della conformità del prodotto al disciplinare, è delegata a un organismo di controllo autorizzato, attualmente individuato in CSQA Certificazioni Srl (www.csqa.it), mentre l’attività di vigilanza commerciale è svolta dal Consorzio tramite i propri agenti vigilatori (con qualifica di agenti di pubblica sicurezza) in collaborazione con le forze pubbliche competenti in materia (Istituto Controllo Qualità e Repressione delle Frodi – ICQRF, Carabinieri – NAC, Corpo Forestale dello Stato – NAF).

Il Consorzio è impegnato infine nella promozione e nella divulgazione del prodotto presso i media e i consumatori (www.consorziobalsamico.it); aderisce, inoltre, a organismi nazionali e internazionali (OriGIn Italia e OriGIn – Organization for an International Geographical Indications Network), al fine di diffondere la conoscenza del prodotto e, soprattutto, ampliarne le possibilità di tutela sui mercati più lontani.

Una storia plurimillenaria
Le prime origini sono in epoca romana. Al termine del primo millennio il monaco Donizone ne parla come di aceto “particolarissimo e perfettissimo”. Alla fine del 1200 sono attive le acetaie della corte modenese degli Estensi. Nel 1800 prendono campo le dinastie dei produttori.
Numerose sono le notizie storiche che riguardano l’Aceto Balsamico di Modena, dai secoli passati fino ai giorni nostri. Ecco una breve sintesi delle fonti e delle citazioni più significative.
La cottura del mosto d’uva era in uso già tra gli antichi Romani: nelle Georgiche di Virgilio, poeta originario della vicina terra mantovana, si legge che era bevuto fresco o era concentrato mediante bollitura, e che era utilizzato come medicinale, ma anche in cucina come dolcificante e condimento per la carne.
La tradizione di produrre un aceto “particolarissimo” in un’area circoscritta come quella modenese e la limitrofa reggiana trova poi memoria nell’anno 1046, in occasione del passaggio per la valle Padana dell’Imperatore del Sacro Romano Impero Enrico III, che, come narra il monaco benedettino Donizone, “aveva la brama di gustare quell’aceto perfettissimo”.
La prima vera culla produttiva dell’aceto balsamico sono le acetaie della corte Estense a Modena attive fin dal 1289. Ancora ai primi del 1500, in occasione della nascita del primo figlio, Lucrezia Borgia, moglie di Alfonso I d’Este, Duca di Modena, aveva sperimentato l’uso di questo aceto come toccasana nel momento del parto.
Tuttavia l’aggettivo “balsamico” accanto alla parola aceto appare per la prima volta nel 1747, nel “Registro delle vendemmie e vendite dei vini per conto delle cantine Segrete Ducali”.
Ma è nel 1800 che l’Aceto Balsamico di Modena, diventando protagonista delle più importanti esposizioni di Genova, Firenze e Bruxelles, suscita entusiasmi anche a livello internazionale e consolida il suo valore e sapore. In questo secolo prendono campo le dinastie dei produttori, alcuni dei quali ancor oggi presenti tra gli associati del Consorzio.

Dove, come nasce e come riconoscere il “Balsamico”
È prodotto solo nelle province di Modena e Reggio Emilia. È ottenuto con una particolare e tradizionale tecnologia. Si riconosce dal contenitore e dall’etichetta
L’Aceto Balsamico di Modena IGP può essere prodotto solo nelle province di Modena e Reggio Emilia: sono terre con un tipico clima semicontinentale, reso moderato dalla presenza del vicino mare Adriatico, con inverni rigidi, estati calde e umide e temperature autunnali e primaverili miti, che influenzano, in maniera determinante, il processo di maturazione e invecchiamento dell’aceto balsamico.
L’Aceto Balsamico di Modena IGP è ottenuto con una particolare e tradizionale tecnologia dai mosti d’uva parzialmente fermentati, cotti e/o concentrati, ottenuti da uve provenienti esclusivamente da vitigni di Lambrusco, Sangiovese, Trebbiano, Albana, Ancellotta, Fortana e Montuni.
Fasi fondamentali di produzione:
 Concentrazione: il mosto ottenuto dalla pigiatura delle uve viene ridotto tramite procedimenti di cottura e concentrazione. Questa fase è protratta fino a che la massa iniziale di mosto abbia raggiunto una densità non inferiore a 1,240 alla temperatura di 20°. Inoltre, affinché l’Aceto Balsamico di Modena acquisisca le caratteristiche originali è necessario che il mosto cotto e concentrato possieda un’acidità minima di 8 gr per kg e un estratto secco minimo di 55 gr per kg. La percentuale del mosto non deve essere inferiore al 20% della massa da avviare alla miscelazione.
 Miscelazione: al mosto è aggiunto aceto di vino nella misura di almeno il 10%, oltre ad un’aliquota di aceto di vino invecchiato almeno 10 anni; è possibile infine aggiungere una percentuale di caramello non superiore al 2%.
 Acetificazione e affinamento: il composto è sottoposto a un processo di acetificazione seguita dall’affinamento; sia l’acetificazione sia l’affinamento avvengono all’interno di recipienti di legno. Le varietà più diffuse sono rovere, castagno, quercia, gelso e ginepro. Il periodo minimo di affinamento è pari a 60 giorni.
 Invecchiamento: se il periodo di permanenza in legno si prolunga per più di 3 anni, il prodotto finito può essere qualificato in etichetta come prodotto “invecchiato”. Generalmente per questa tipologia viene impiegata una più alta percentuale di mosto al momento dell’avvio all’acetificazione, e l’affinamento si avvale di contenitori in legno di dimensioni ridotte (spesso le tipiche barrique da vino).
 Certificazione: il prodotto è infine sottoposto a un esame analitico e organolettico delegato a un panel di assaggiatori esperti; se le analisi di rito, svolte su ogni lotto prodotto, danno esito positivo, il prodotto viene certificato dall’Organismo di Controllo Autorizzato. Solo da quel momento potrà essere commercializzato come Aceto Balsamico di Modena IGP
L’Aceto Balsamico di Modena IGP si riconosce dal contenitore e dall’etichetta; può essere commercializzato in contenitori di vetro, legno, terracotta o ceramica, di qualsiasi forma, con capacità minima di 100 ml (a eccezione di confezioni monodose) e massima di 5 lt (per uso professionale).
Sull’etichetta deve comparire la denominazione “Aceto Balsamico di Modena” seguita dalla dicitura “Indicazione Geografica Protetta” oppure dal suo acronimo “IGP”. In etichetta è poi indicato il sito di imbottigliamento o il codice dell’imbottigliatore.

Come gustare il Balsamico
Si presenta limpido, brillante e di colore bruno intenso. Ha un sapore agrodolce fra acidità e dolcezza. Armonizza e rende gustosi molteplici piatti.
L’Aceto Balsamico di Modena IGP si differenzia dall’aceto di vino per la composizione equilibrata dei suoi costituenti. Esso presenta caratteristiche fisiche, chimiche e organolettiche correlate tra loro in modo unico, un maggior contenuto di sostanze estrattive e di composti volatili, per cui la scelta del vino che trasmette all’aceto il suo bouquet deve essere accurata.
L’Aceto Balsamico di Modena IGP si presenta limpido e brillante, di colore bruno intenso, tendente al nero, di sapore agrodolce con armonia fra acidità e dolcezza (acidità totale minima 6%), con un profumo leggermente acetico e delicato, durevole con eventuali note legnose.
In questi ultimi decenni si è creato un efficace connubio fra sapori contadini ed esigenze alimentari moderne. L’Aceto Balsamico di Modena IGP si presta in maniera straordinaria a corrispondere a questa esigenza, anche nei piatti più semplici, quotidiani, giovani e veloci, oltre che a dare spunto alla fantasia della cucina internazionale e raffinata. La sua forza sta nel saper armonizzare e bilanciare le caratteristiche dei singoli ingredienti del piatto.
Il più riuscito accostamento dell’Aceto Balsamico di Modena IGP è forse quello con il Parmigiano Reggiano, prodotto DOP del territorio: lasciato cadere goccia a goccia sul formaggio si può assaporare un’unione ineguagliabile di fragranze aromatiche, sfumature e gusti morbidi.
Riuscito è l’abbinamento con piatti di pesce, dal baccalà al salmone, a quelli d’acqua dolce, come il luccio. I tortellini e la pasta all’uovo della tradizione possono venire arricchiti e insaporiti dal Balsamico, aggiunto anche all’ultimo, senza appesantirli.
Sulle carni bollite va cosparso direttamente oppure unito alle salse. Sui piatti più semplici e veloci, dalle frittate alle insalate di verdure crude o cotte, l’Aceto Balsamico di Modena IGP è un piacere quotidiano, possibile anche nei frenetici ritmi metropolitani. Sulla frutta e i dolci al cucchiaio è una sorpresa, raffinata e intensa.