Il futuro è il vero grande interrogativo di questo nostro tempo; papa Francesco sottolineava che la vera sfida è «come potrà essere la vita della prossima generazione?». Come sarà il mondo di domani? E come saremo noi che lo abiteremo?

Con queste domande si misura il numero 258 (6/2023) della rivista «Credere Oggi», intitolata Futuro, tra utopia e distopia, che è come un invito a un viaggio attraverso mondi diversi. Dalla letteratura e dal cinema vengono oggi sguardi intensi sul futuro, così come dall’immersione in alcuni luoghi critici, in cui esso va prendendo forma. Veniamo così condotti in Oceania – nell’isola di Tuvalu, destinata a essere sommersa dall’innalzamento del livello del mari – e nella foresta amazzonica, splendida e minacciata; esploriamo la contraddittoria realtà di una Cina che paga in diritti umani negati il proprio sviluppo; attraversiamo il Sud italiano e le periferie delle città.
Sono come spazi di frontiera tra passato-presente e futuro, in cui si intrecciano utopia e distopia, incertezza e sogno. In essi si innestano le tre riletture finali, a partire dal “pensiero della nascita” di Hannah Arendt, attento alla capacità di novità che caratterizza la nostra umanità. Fondamentale sorgente di resilienza e speranza è peraltro la stessa Bibbia, narrazione di fallimenti e di sconfitte, di promesse e di inizi sempre rinnovati. A essa attinge un pensiero della speranza, che illumina il rapporto tra Chiese e spazio pubblico, a testimoniare che siamo noi – l’unica specie in grado di plasmare il proprio futuro – ad avere la responsabilità di farlo.
Un percorso ricco di fascino cui hanno contribuito il coordinatore Fabrizio Mandreoli (con un gruppo di suoi collaboratori) e poi Cristina Simonelli, Andrea Franzoni, Simone Carati, Nicola Manghi, Deyanet Garzón, Gianni Criveller, Giorgio Marcello, Michele Zanardi, Luca Mazzinghi, Simone Morandini.