Perché i re vengono unti durante la cerimonia di incoronazione? A lanciare la moda furono i re dei popoli barbarici, nell’Alto Medioevo: ma perché ne sentirono il bisogno? E quali furono le vere motivazioni dietro a questa scelta?

Viene da Gerusalemme l’olio crismale utilizzato a Londra dall’arcivescovo di Canterbury per ungere re Carlo III durante la cerimonia di incoronazione in programma nell’abbazia di Westminster: un passaggio importante della vita di una delle più blasonate monarchie europee, quella inglese, depositaria di un antichissimo e complesso rituale di investitura, il cui momento cruciale è costituito dall’unzione del futuro monarca, ossia la sua consacrazione con l’olio santo proveniente direttamente dalla Terra Santa e dai luoghi della Natività, a sancire ancora nel primo quarto del terzo millennio la linea di sacralità che congiunge la casa reale con l’Unto, il Messia, Gesù Cristo. Quell’olio che ha unto il principe Carlo consacrandolo re d’Inghilterra sembra catapultarci indietro di oltre mille anni, in un medioevo di incessanti crisi e rinascenze, di luci e ombre, di reliquie e di liturgie che altro non erano che la ricerca disperata di supremazia e di legittimazione politica dei sovrani dei regni sorti all’indomani della frammentazione del potere imperiale nei territori occidentali, in un quadro reso ancor più confuso dall’aspro conflitto tra potere temporale (regale e imperiale) e potere religioso, tra re e clerici, tra Impero e Papato.

BIO dell’autore
Orazio Licandro, professore ordinario all’Università di Catania, insegna varie discipline antichistiche presso il dipartimento di Scienze Umanistiche, nonché presso la Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici del medesimo ateneo. Insegna anche Epigrafia e Papirologia giuridica presso il Corso di Alta Formazione in Diritto Romano della Sapienza di Roma. Ha condotto ricerche a Monaco di Baviera e insegnato in diverse università anche estere. La sua variegata produzione (oltre 100 titoli) spazia dalla storia politica e del costituzionalismo antico alla storia del libro antico e alla tradizione del testo. Dirige con O. Diliberto, C. Giuffrida e M. Huang la rivista «Codex». Tra i suoi ultimi libri: Ius scriptum. Lineamenti di epigrafia e papirologia (2020) e Papirius Iustus. Libri XX de constitutionibus (2021). È stato parlamentare, consigliere e assessore comunale. È Visiting Professor presso la Law School of Zhongnan University of Economics and Law di Wuhan (Cina), in qualità di esperto di storia delle codificazioni. Per Baldini+Castoldi nel 2022 ha pubblicato Cesare deve morire. L’enigma delle Idi di marzo.

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