Dopo la mini-mostra Russoli Pop Up del 21 marzo scorso, altri tre disegni mai visti saranno esposti nelle sale della Pinacoteca mercoledì 12 luglio, per ricordare nel giorno della sua morte un’altra grande direttrice di Brera, Fernanda Wittgens, scomparsa a soli 54 anni nel 1957. Solo per un giorno, tre sale della Pinacoteca ospiteranno altrettanti disegni d’après scelti fra i diciotto che nel 1977, in occasione della mostra Processo per il Museo, Franco Russoli commissionò a grandi artisti contemporanei, fra cui Giacomo Manzù, Renato Guttuso, Henry Moore, William Copley, Jean Michel Folon, Graham Sutherland, Valerio Adami, Moebius (Jean Giraud).

Già dal titolo, l’iniziativa Fernanda Wittgens. Museo vivente celebra l’idea fondante della visione di Fernanda, il principio ispiratore della sua azione, la sua eredità rinvenibile nella Brera attuale. Nell’apertura a tutti i pubblici, negli strumenti di supporto alla visita (a partire dalle didascalie), nelle scelte allestitive, nella vocazione didattica, la lezione di Fernanda percorre ogni elemento della Pinacoteca odierna, vero museo vivente.

La scelta di omaggiarla attraverso i d’après voluti dal suo allievo prediletto Franco Russoli, disegni che reinterpretano e rigenerano opere di autori precedenti, richiama per l’appunto la convinzione che un museo non possa essere l’hortus conclusus del collezionista (per usare le parole di Fernanda), ma sia tenuto ad accogliere le istanze – artistiche e sociali – del proprio tempo. Il 12 luglio il pubblico di Brera potrà quindi ammirare le opere di Milton Glaser, Roberto Sambonet ed Enrico Baj, in dialogo rispettivamente con Bernardino Luini (Ninfe al bagno, sala X), Piero della Francesca (Pala di Montefeltro, sala XXIV) e Francesco Hayez (Malinconia, sala XXXVII). Incorniciati e montati su cavalletti, i disegni saranno esposti accanto ai dipinti di riferimento, replicando l’estemporaneità e l’immediatezza dell’allestimento ideato da Russoli negli anni Settanta.

PINACOTECA DI BRERA
Museo di statura internazionale, la Pinacoteca di Brera nacque a fianco dell’Accademia di Belle Arti, voluta da Maria Teresa d’Austria nel 1776, con finalità didattiche. Doveva infatti costituire una collezione di opere esemplari, destinate alla formazione degli studenti. La Pinacoteca di Brera, gioiello nel cuore di Milano, si trova al primo piano del Palazzo di Brera ed è costituita da 34 sale affacciate sul Cortile d’Onore. La sua collezione, che conta più di 600 opere esposte e altrettante custodite nei depositi, offre una panoramica sulla pittura italiana a partire dal XIII fino al XX secolo, integrando al patrimonio originario donazioni e acquisizioni successive. In particolare appartengono alla Pinacoteca le collezioni Jesi e Vitali, ricche di capolavori d’arte moderna, che costituiranno il nucleo essenziale dei nuovi allestimenti di Brera Modern (previsti negli spazi recentemente restaurati di Palazzo Citterio). La Pinacoteca fu ufficialmente istituita nel 1809, per volontà di Napoleone Bonaparte. Già dal 1776, a fianco dell’Accademia di Belle Arti fondata dall’imperatrice Maria Teresa d’Austria, era presente un primo eterogeneo corpus di opere esemplari, destinate alla formazione degli studenti. Quando Milano divenne capitale del Regno d’Italia, la raccolta si trasformò in un museo dedicato ai quadri più significativi provenienti dai territori conquistati dalle armate francesi. Brera, a differenza di altri importanti musei italiani, non nasce quindi dal collezionismo privato dell’aristocrazia, ma da quello politico e di Stato. Il 15 agosto 1809 furono inaugurati i tre “saloni napoleonici”, dominati dall’imponente gesso di Antonio Canova raffigurante Napoleone come Marte pacificatore. Negli anni seguenti, anche in virtù della soppressione di numerosi ordini religiosi, confluirono nella Pinacoteca i dipinti requisiti da chiese e conventi lombardi: ciò spiega la prevalenza nelle sue raccolte dei dipinti sacri, spesso di grande formato, e conferisce al museo una fisionomia peculiare solo parzialmente attenuata dalle successive acquisizioni.